Conosciamo il Caffè come prodotto finito, ma quello che troviamo in tazza da dove arriva? Cos’è?
Terre lontane e tempi andati, racchiusi nel profumo di un pugno di chicchi tostati.
Cosa sappiamo del Caffè (o cosa dovremmo sapere)? Il Caffè ha origini antiche, le prime notizie risalgono ai primo millennio (ma in realtà pare anche da molto prima), la patria e culla del caffè è quasi certamente l’Ethiopia, in particolare la regione dell’Oromia. Le storie sulla scoperta del Caffè sono varie e tutte contrastanti ma personalmente credo che la più affascinante sia quella che attribuisce al pastore di nome Kaldi la paternità della scoperta (fu notato da un monaco danzare con le sue capre, dopo che esse avevano brucato delle bacche da un cespuglio, egli prese le bacche e le portò al monastero per le notti di preghiera, da li si diffuse ciò che noi conosciamo del Caffè) oltre a questa anche il Profeta Maometto si sentiva molto male e gli apparve l’Arcangelo Gabriele portandogli una pozione mandatagli da Allah, pozione che questi chiamò “Quawa” ed era nera come la “Pietra Nera della Kaaaba” alla Mecca.
Una cosa interessante è che, all’inizio erano utilizzate solo le sue bacche, e le foglie che venivano chiamate “Kati”, secondo la tradizione si preparavano in 2 modi: Il vero e proprio “Kati” da foglie del Caffè tostate, e “Amertassa” in cui le foglie verdi erano (e sono tutt’ora) solo un poco essiccate come quelle del tè.
(il Kati tradizionale si prepara facendo tostare in una padella le foglie del caffè, appena assumono il color marrone si frantumano e si infondono nell’acqua a fuoco lento con zucchero, e un pizzico di sale. Dicono essere squisito!)
Gli Oromi (che erano, come tutte le popolazioni di quei tempi, in lotta per le conquiste di terre) usavano il caffè come eccitante, facevano delle palle insieme al grasso e lo mangiavano durante le battaglie per avere più energie oppure durante i lunghi viaggi a piedi verso lo Yemen.
Nel regno di Kaffa assistiamo anche alla nascita della figura del Barista di oggi, allora chiamati “Tofaco”, una casta che serviva al Re la bevanda nervina.
Dall’Ethiopia il Caffè va alla conquista del mondo, passando per lo Yemen (sarà casualità che il più conosciuto porto Yemenita si chiama Al’Makkha o Mocha?)
Dallo Yemen agli altri paesi mediorientali il percorso è breve, Egitto, Syria e Turchia sono stregate dal nero elisir, dall’Arabia in particolare il suo viaggio nel 1600, prendere una strada diversa: L’india.
Si racconta che un monaco indiano di nome Baba Budan al ritorno da un pellegrinaggio alla Mecca, portò con sé 7 semi di Caffè, trafugati da una piantagione fuori città, che fece piantare nella zona di Chikmagalur, nell’ovest dell’ India, vicino a Mysore! (mi preme sottolineare che a quel tempa gli Arabi erano molto gelosi del loro Caffè, e del loro Business che vi girava attorno, per questo facevano bollire tutti i semi per eliminare la sua capacità germogliativa, inoltre era ovviamente vietata l’esportazione dei chicchi, ma l’incoscenza e la fortuna alle volte possono modificare il futuro).
Mentre sull’altro fronte geografico,entra prepotentemente in Europa sia in virtù del commercio Europeo verso l’oriente e l’Arabia, sia da Istabul.
Le prime “Botteghe del Caffè” in Europa risalgono agli anni 1650-1688, ricordiamo la prima a Londra nel 1652 secondo un documento che si troverebbe al British Museum, poi Parigi nel 1672 con il Café Procope, secondo alcuni storici, il primo caffè Veneziano risalirebbe al 1645, mentre per molti in Italia la prima “Bottega del Caffè” fu aperta a Venezia nel 1683 in Piazza San Marco, sotto le arcate Procuratie Vecchie, mentre nel 1920 aprì il Caffè Florian che ancora oggi tutti noi conosciamo.
A Vienna sempre nell’83 fu aperta la prima “bottega”, (ma questa storia ve la voglio raccontare perchè è davvero interessante):
In quegli anni una guerra tra l’esercito Ottomano e quello Austriaco vide sconfitti i Turchi che si ritirarono da Vienna, fu grazie ad un interprete ufficiale Polacco (tale Kolschitzki) che venne infiltrato nell’armata avversaria scoprendo le intenzioni e le mosse Ottomane, riuscendo poi ad attraversare le fila Turche per avvertire anche gli alleati Polacchi che intervennero facendo ritirare gli invasori.
Insieme a numerosi cammelli, gli invasori Ottomani lasciarono anche dozzine di sacchi contenenti grani verdi, che gli Austriaci non avevano mai visto prima.
(Loro no, ma il nostro scaltro Kolschitzki si)
Kolschitzki sapeva infatti che, ciò che aveva davanti, non era cibo per cammelli e sapeva anche come usarlo, chiese dunque come ricompensa proprio quei 500 sacchi pieni di chicchi e un edificio nella città, dopo pochi anni nacque la prima “Bottega del caffè” Viennese, il Blue Bottle.
Alla sua morte nel 1696, l’attività venne rilevata e dopo pochi anni sorse la “Corporazione dei Maestri tostatori di Caffè” , riconosciuto ufficialmente da Leopoldo I con un decreto che vietava ad altri di tostare caffè e la vendita in Locali pubblici al di fuori della Corporazione (1700).
L’espansione in Europa del consumo di caffè diventa davvero esponenziale, ma torniamo nella parte medioorientale del pianeta… la regione Mysore in India.
Narra la leggenda che Baba Budan avesse ammaestrato delle scimmie a raccogliere il caffè, ma la realtà appare un poco diversa, ci troviamo infatti di fronte al “Caffè di Scimmia”.
Conosciuto già dal XIX secolo il “Caffè di scimmia” non è altro che l’antenato del nostro attuale Kopi Luwak, il caffè più costoso al mondo, ed è esattamente allo stesso modo che viene prodotto.
Le scimmie, mangiavano le bacche di Caffè di cui erano ghiotte e gli escrementi venivano tostati per ottenere, pare, un Caffè straordinario.
Da quel periodo in poi, le Compagnie delle Indie Olandesi e Inglesi cominciarono l’esportazione da India e Indonesia, i porti di Londra e Amsterdam furono il punto di arrivo del Caffè, curioso però è che i primi carichi non sono apprezzati e scartati in quanto durante la lunghissima traversata dal Sud Africa, in alcuni periodi dell’anno, i chicchi si ricoprono di una patina giallastra per effetto di pioggie e venti umidi presenti dell’oceano Indiano, i Monsoni.
Più tardi invece si scoprirà, provando a tostarli, che hanno un loro gusto “particolare” e molto apprezzato da alcuni, sono i Caffè che ad oggi chiamiamo “Monsonati”.
Addirittura oggi sono esportati durante tutto l’anno, creati verosimili alla tradizione con l’ausilio della tecnologia.
Quanta strada ha fatto il Caffè da Sud a Nord e da Ovest a Est… ma ricordiamoci che alla fine ha conquistato il mondo intero, è la seconda bevanda più bevuta al mondo!
Ma il resto lo vedremo presto.
To be continued…
by Davide Cobelli