Poco tempo fa , in questo articolo) abbiamo visto la prima parte del lungo viaggio del Caffè nel mondo, la sua diffusione, in questo articolo vediamo dal suo approdo in Europa in poi cosa è cambiato nel mondo.
Siamo nel 1700, epoca di colonialismo e scambi commerciali, L’olanda e l’Inghilterra sono al massimo dello splendore in questo senso, grandi navi che solcano gli oceani di tutto il mondo, carichi di spezie, tessuti e caffè.
Nel 1706 la prima pianta di Caffè approda in Europa da Giava, precisamente al Giardino Botanico di Amsterdam portata direttamente dal governatore Van Hoorn. La piantina fu curata e grazie a questo si potè far riprodurre (ricordiamo che all’inizio della divulgazione del Caffè nel mondo, veniva fatto bollire per rendere i semi sterili ed evitare la proliferazione, questo per mano degli Yemeniti che volevano la supremazia mondiale, senza riuscirci), venne poi a sua volta donata ai Giardini botanici di Londra e Parigi e Lipsia.
Nel 1716 alcune pianticelle di Caffè vennero affidate al Dr. Isambert (Francese) che però morì poco dopo essere arrivato alle Antille senza riuscire a piantarle, questo fu il primo tentativo infruttuoso di esportare le piante di caffè ai Caraibi da parte dei Francesi.
Arrivò il 1723 e il Capitano De Clieu si fece affidare dal giardiniere di corte nei Giardini del Re di Parigi, una piantina delle 4 coltivate, imbarcandosi per l’isola di Martinica colonia Francese delle Antille.
Dopo mille peripezie (mancanza d’acqua, pirati Tunisini, un marinaio che malvagiamente era intenzionato al peggio) riuscì a giungere sull’Isola e dopo 20 mesi ebbe il primo raccolto, che venne distribuito agli abitanti e agli edifici religiosi dell’isola che si ritrovò dopo soli 3 anni ricoperta da milioni di piante in sostituzione di quelle di Cacao. Da li anche Guadalupa e Santo Domingo ne ebbero le fruttuose piante.
Un alto Step fondamentale per il caffè fu il suo arrivo all’Ile de France (Mauritius) e all’Ile Bourbon (Isola de Reunion) sempre per mano dei Francesi, che poi reimportavano in Europa all’epoca 50.000 tonnellate di Caffè.
Arrivò il momento del Brasile, precisamente nel 1727, quando il luogotenente Francisco de Mello Palheta venne mandato in missione diplomatica in Guiana Francese. Il luogotenente, interessato a piantare alcune piantte di Caffè del quale aveva bevuto l’infuso durante la cena di Gala, le chiese al Governatore, il quale gentilmente rimandò al mittente la richiesta asserendo che gli fosse vietato dal Governo Francese esportare anche solo un chicco di Caffè.
Egli non si perse d’animo e dopo la cena il galante Brasiliano diede il braccio alla moglie del governatore e, passando a fianco ad alcune piante di Caffè, la signora ne colse alcune asserendo che “al Marito fosse vietato, ma non a lei”. La Francia da li a poco avrebbe perso il primato sulla coltivazione del caffè! Alcuni sussurranno che la missione vera di Palheta non fosse quella diplomatica ma al contrario di trafugare alcuni semi, e ci riuscì!
In realtà poi il Brasile ha subito davvero delle enormi variazioni economiche, legate proprio alla produzione di Caffè, al suo commercio ma a che alle politiche economiche dello stato Brasiliano, un susseguirsi si crisi e benessere, di piante bruciate e carichi di Caffè versati in mezzo al mare davanti alle coste Brasiliane.
Il caffè ormai è approdato nel XIX secolo, secolo di rivoluzione industriale e crescita economica in cui il Caffè scivola per inerzia velocemente nei vari Caffè europei e Americani, carichi di scrittori, pittori, artisti, musicisti e, a volte, sbandati fino ad arrivare al 1900, secolo di cambiamento della bevanda, grazie anche a noi Italiani.
De 1900 in poi ne parliamo nel prossimo articolo.
By Davide Cobelli